Vai al contenuto

Licenziamento per una pausa caffè: possibile?

Si, è possibile! Ma ad alcune condizioni.

Ebbene, sulla possibilità di licenziare un lavoratore per aver fruito di una pausa caffè si sono espresse la corte di cassazione (sent. 7829/13) e il Tar Trentino con sentenza del 9 gennaio 2013. Proprio secondo quest’ultimo “è regola di diligenza e di corretto sentire il proprio ruolo presentarsi sul luogo di lavoro immediatamente pronti a svolgere, sin dal primo istante, le proprie incombenze attenendosi ai doveri anche formali ed esteriori che le caratterizzano: non a caso, le disposizioni di servizio acquisite in via interlocutoria parlano di funzionalità e compostezza riferito al locale di servizio e, quindi, a maggior ragione, al personale ivi addetto”. In questo caso, il licenziamento del lavoratore che aveva deciso di fare una pausa caffè era stato ritenuto valido dai Giudici in base al tipo di attività svolta: l’attività di sorveglianza.

Nel caso oggetto della decisione della Corte di Cassazione, invece, si trattava di un dipendente di banca addetto allo sportello che, noncurante del fatto che vi fossero in coda una quindicina di persone, decideva comunque di consumare una pausa caffè, venendo incontro quindi a una procedura disciplinare e poi al licenziamento per giusta causa.

Le citate decisioni sembrano stonare con la precedente decisione emessa dalla Corte di Cassazione che aveva sostenuto addirittura l’importanza di una pausa caffè (e quindi non disciplinarmente rilevante ai fini del licenziamento) quale strumento utile per il recupero di energie psicofisiche.

In definitiva, si può sostenere che se il lavoratore intenda fruire di una pausa per il ristoro delle proprie energie sia legittimato a farlo solo laddove ciò non si ponga in contrasto con gli interessi dell’azienda e risponda a criteri di correttezza e buona fede e fermo restando il diritto previsto dalla legge di una pausa di almeno 10 minuti ogni 6 ore continuative di lavoro.

Lascia un commento